BOOG E ELLIOT A CACCIA DI AMICI. (Open Season - 2006)
(lungometraggio d'animazione)
Regia di: Roger Allers, Jill Culton, Anthony Stacchi
Sceneggiatura di: Steve Bencich, Ron J. Friedman
Prodotto da: Michelle Murdocca
Produzione: Sony Pictures Animation
Animazioni: Sony Pictures Imageworks
Edizione Italiana: Sony Pictures Italia
USCITA ITALIANA: 7 DICEMBRE 2006
Dopo aver stupito con i corti animati "Early Bloomer" e "The ChubbChubbs", quest'ultimo anche vincitore di un Oscar, la Sony apre gli uffici della sua ultima creatura dedicata interamente al mondo animato: Sony Pictures Animation. Già proprietaria degli studios di effetti digitali Imageworks, gli stessi che si sono occupati, in campo animato, di "The Polar Express" (2004) e dell'ultimo "Monster House" (2006), lungometraggi realizzati tramite mo-cap, questa nuova divisione si occupera principalmente di key animation, quello stile tanto caro a DreamWorks, Pixar, BlueSky e tanti altri studios. Per questa prima produzione scendono in campo Roger Allers (regista de "Il Re Leone" (1994) e sceneggiatore di "Alladin" (1992) e "La Sirenetta" (1989)), a Jill Culton (sceneggiatore di "Monsters & Co." (2001) e supervisore dei due "Toy Story" (1995-1999)) e Anthony Stacchi (ex artista degli effetti digitali presso ILM).
La storia ha per protagonisti un orso grizzly addomesticato di oltre 500 chili e un cervo mulo (una taglia più piccola di cervo) logorroico e con un corno solo. Il primo, Boog, vive all'interno del parco cittadino di cui di giorno è la star, mentre di notte fa ritorno alla comodità del garage del Ranger Beth che l'ha adottato. Il secondo, Elliot, fa la sua entrata in scena legato sul cofano della macchina del cacciatore Shaw, un paranoico convinto dell'imminente attacco della natura sull'uomo. E sarà proprio quell'incontro la causa di tutto. Elliot, liberato da Boog, riuscirà a portare l'orso lontano dalla vita agiata del parco proprio a meno di tre giorni dall'apertura della stagione della caccia; cosa che li metterà non poco in pericolo. Ma saranno la foresta e i suoi abitanti a costituire un alternativa a quella fine. I due protagonisti si scontreranno prima con le eccentriche personalità di scoiattoli, castori, porcospini e altri animali e cercheranno poi una soluzione al problema "Shaw", colui che da loro la caccia, e al resto dei cacciatori. Le prede si trasformeranno in cacciatori. I cacciatori in prede. Tanti buoni propositi e spassose gags a zonzo tra alberi e centri abitati, nell'intento di creare quanti più scompigli possibili, ma sempre in nome di quel nobile sentimento che è l'amicizia.
Per quanto riguarda il trio di registi, soltanto Allers è l'unico ad avere esperienza nella direzione di un lungometraggio. Comunque il talento maggiore arriva dal mondo dell'animazione classica, quel 2D tanto caro a papà Disney che con questa pellicola si è cercato di riprodurre, grazie anche all'esperienza di Steve Moore, qui in veste di produttore esecutivo, e del suo fumetto "In The Bleachers", a cui questa pellicola si ispira. Sony ha infatti sviluppato un software apposito, nominato Shapers, con il quale è stato possibile deformare, strecciare e modificare in altri modi i personaggi; tipiche tecniche d'uso nell'animazione classica. La storia è molto lineare; la classica animal comedies su cui la DreamWorks ha costruito i suoi maggiori successi. Non ci sono colpi di scena eclatanti ma la sceneggiatura punta principalmente su gags lanciate (quasi) a raffica, e, manco a dirlo, molte faranno più felici il pubblico adulto che quello dei più piccoli. Questi ultimi goderanno invece delle spassose mimiche dei personaggi.
Analizzando la parte visuale, elogi vanno alla Imageworks, incaricata di sviluppare gli effetti speciali del lungometraggio. Ecco dunque largo uso di pellicce, capelli, vestiti, acqua, effetti atmosferici e altri effetti ricreati nel modo più realistico possibile, anche se non su tutti i modelli, per risparmiare sui tempi di rendering. Per i vestiti si è cercato di simulare lo stretto necessario. Per esempio guardando il cacciatore Shawn sarà possibile notare le movenze al vento del gilet, mentre risulta immobile la sua camicia sotto. Gli script addetti ai Fur (peli, pellicce, capelli), hanno dovuto gestire un alto numero di poligoni: Elliot ha circa 3 milioni e mezzo di peli, Boog un milione e seicento mila e la Ranger Beth ha 150 mila capelli, per non parlare delle pellicce dei vari animali della foresta, differenti per densità, consistenza, ecc. Vista la mole dunque si è sviluppato un processo denominato "a pettine" (comb) per meglio poter animare capelli e pellicce. Ma anche i fluidi, presenti in maniera massiccia in alcune parti del lungometraggio, come le scene dell'apertura della diga, hanno rappresentato una grande sfida per gli addetti agli effetti speciali. Oltre la realizzazione in se di corsi d'acqua e spruzzi si è dovuto tener conto anche della loro interazione con gli altri elementi presenti in scena, per non parlare dell'effetto bagnato sulle pellicce. Rispetto agli stessi elementi naturalistici (alberi, rocce), riprodotti in maniera stilizzata, l'acqua è infatti quanto più realistica possibile.
Anche se alla prima pellicola, la nuova divisione della Sony ha cercato di risparmiare quanto più possibile con piccoli espedienti come l'uso di alti steli d'erba e vegetazione in primissimo piano. Per gli sfondi invece si è optato per i classici matte painting, cosa che ha anche ristretto i movimenti di camera (in profondità) di numerose scene.
Ma anche limitazione che ha riportato lustro ai movimenti di camera più elementare riprodotti nel classico stile d'animazione. Su tutto colori sgargianti e forme più caricaturali possibili, soprattutto per i modelli umani, tra l'altro molto lineari e alquanto semplici dal punto di vista dei modelli. Cura è stata riposta principalmente sugli animali, i veri protagonisti della pellicola. Il corpo dei modelli ricalca la realtà eccetto la testa. Tutti i modelli hanno un portamento simil-umano restando tranquillamente su due zampe, dilemma morale sollevato proprio all'interno della pellicola (è il cacciatore Shaw ad accorgersene), proprio a voler creare un distacco tra il mondo animale mostrato agli umani e quello non.
La pellicola, proprio come accennato qualche riga in alto, è una classica animal comedies. Le gags e le mimiche dei personaggi la fanno da padrona. Una storia lineare con tanto di buoni propositi naturalistici a seguito. Non ci sono colpi di scena degni di sorta e il finale è intuibile dopo pochi minuti dall'inizio. D'impatto visivo la scena della rottura della diga, mentre i registi sembrano indugiare spesso sulle pellicce con l'effetto bagnato, un piccolo vanto per il reparto degli effetti speciali. Le animazioni sono convincenti e per un po ci si dimentica di assistere ad un prodotto animato in CGI, senza quell'uso spasmodico di movimenti di camera in qualunque direzione, grazie anche all'esperienza dei registi proprio su lungometraggi animati con il classico stile 2D. Come biglietto da visita del nuovo studio animato non è esaltante, soprattutto pensando al massiccio grazie in favore dalla ImageWorks.
A prestare la loro voce ai personaggi troviamo un ottimo parteur d'attori hollywoodiano: Martin Lawrence e Ashton Kutcher, che non si sono mai incontrati nelle sessioni di doppiaggio, sono rispettivamente Boog e Elliot; Jon Favreau è Reilly; Gary Sinise è il cacciatore Shaw, Jane Krakowski è Giselle; Debra Messing (Grace di "Will&Grace") è Beth e Billy Connolly è McSquizzy. Per le controparti italiane si è scelto l'ottimo Pino Insegno (Boog), Francesco Pelluzzi (Elliot), Francesca Fiorentini, la doppiatrice italiana di Grace di "Will&Grace", (Beth) e Paolo Buglioni (Shaw). In patria la pellicola ha incassato oltre 80 milioni di dollari: un risultato sufficiente in campo animato. Il lungometraggio è uscito in patria il 29 Settembre 2006, mentre arriva nei cinema italiani, sotto le ali della Sony Pictures Italia, dal 7 Dicembre 2006.
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(Open Season - 2006)
(lungometraggio d'animazione)
Regia di:
Roger Allers, Jill Culton, Anthony Stacchi
Sceneggiatura di:
Steve Bencich, Ron J. Friedman
Prodotto da:
Michelle Murdocca
Produzione:
Sony Pictures Animation
Animazioni:
Sony Pictures Imageworks
Edizione Italiana:
Sony Pictures Italia
USCITA ITALIANA: 7 DICEMBRE 2006
Dopo aver stupito con i corti animati "Early Bloomer" e "The ChubbChubbs", quest'ultimo anche vincitore di un Oscar, la Sony apre gli uffici della sua ultima creatura dedicata interamente al mondo animato: Sony Pictures Animation. Già proprietaria degli studios di effetti digitali Imageworks, gli stessi che si sono occupati, in campo animato, di "The Polar Express" (2004) e dell'ultimo "Monster House" (2006), lungometraggi realizzati tramite mo-cap, questa nuova divisione si occupera principalmente di key animation, quello stile tanto caro a DreamWorks, Pixar, BlueSky e tanti altri studios. Per questa prima produzione scendono in campo Roger Allers (regista de "Il Re Leone" (1994) e sceneggiatore di "Alladin" (1992) e "La Sirenetta" (1989)), a Jill Culton (sceneggiatore di "Monsters & Co." (2001) e supervisore dei due "Toy Story" (1995-1999)) e Anthony Stacchi (ex artista degli effetti digitali presso ILM).
La storia ha per protagonisti un orso grizzly addomesticato di oltre 500 chili e un cervo mulo (una taglia più piccola di cervo) logorroico e con un corno solo. Il primo, Boog, vive all'interno del parco cittadino di cui di giorno è la star, mentre di notte fa ritorno alla comodità del garage del Ranger Beth che l'ha adottato. Il secondo, Elliot, fa la sua entrata in scena legato sul cofano della macchina del cacciatore Shaw, un paranoico convinto dell'imminente attacco della natura sull'uomo. E sarà proprio quell'incontro la causa di tutto. Elliot, liberato da Boog, riuscirà a portare l'orso lontano dalla vita agiata del parco proprio a meno di tre giorni dall'apertura della stagione della caccia; cosa che li metterà non poco in pericolo. Ma saranno la foresta e i suoi abitanti a costituire un alternativa a quella fine. I due protagonisti si scontreranno prima con le eccentriche personalità di scoiattoli, castori, porcospini e altri animali e cercheranno poi una soluzione al problema "Shaw", colui che da loro la caccia, e al resto dei cacciatori. Le prede si trasformeranno in cacciatori. I cacciatori in prede. Tanti buoni propositi e spassose gags a zonzo tra alberi e centri abitati, nell'intento di creare quanti più scompigli possibili, ma sempre in nome di quel nobile sentimento che è l'amicizia.
Per quanto riguarda il trio di registi, soltanto Allers è l'unico ad avere esperienza nella direzione di un lungometraggio. Comunque il talento maggiore arriva dal mondo dell'animazione classica, quel 2D tanto caro a papà Disney che con questa pellicola si è cercato di riprodurre, grazie anche all'esperienza di Steve Moore, qui in veste di produttore esecutivo, e del suo fumetto "In The Bleachers", a cui questa pellicola si ispira. Sony ha infatti sviluppato un software apposito, nominato Shapers, con il quale è stato possibile deformare, strecciare e modificare in altri modi i personaggi; tipiche tecniche d'uso nell'animazione classica. La storia è molto lineare; la classica animal comedies su cui la DreamWorks ha costruito i suoi maggiori successi. Non ci sono colpi di scena eclatanti ma la sceneggiatura punta principalmente su gags lanciate (quasi) a raffica, e, manco a dirlo, molte faranno più felici il pubblico adulto che quello dei più piccoli. Questi ultimi goderanno invece delle spassose mimiche dei personaggi.
Analizzando la parte visuale, elogi vanno alla Imageworks, incaricata di sviluppare gli effetti speciali del lungometraggio. Ecco dunque largo uso di pellicce, capelli, vestiti, acqua, effetti atmosferici e altri effetti ricreati nel modo più realistico possibile, anche se non su tutti i modelli, per risparmiare sui tempi di rendering. Per i vestiti si è cercato di simulare lo stretto necessario. Per esempio guardando il cacciatore Shawn sarà possibile notare le movenze al vento del gilet, mentre risulta immobile la sua camicia sotto. Gli script addetti ai Fur (peli, pellicce, capelli), hanno dovuto gestire un alto numero di poligoni: Elliot ha circa 3 milioni e mezzo di peli, Boog un milione e seicento mila e la Ranger Beth ha 150 mila capelli, per non parlare delle pellicce dei vari animali della foresta, differenti per densità, consistenza, ecc. Vista la mole dunque si è sviluppato un processo denominato "a pettine" (comb) per meglio poter animare capelli e pellicce. Ma anche i fluidi, presenti in maniera massiccia in alcune parti del lungometraggio, come le scene dell'apertura della diga, hanno rappresentato una grande sfida per gli addetti agli effetti speciali. Oltre la realizzazione in se di corsi d'acqua e spruzzi si è dovuto tener conto anche della loro interazione con gli altri elementi presenti in scena, per non parlare dell'effetto bagnato sulle pellicce. Rispetto agli stessi elementi naturalistici (alberi, rocce), riprodotti in maniera stilizzata, l'acqua è infatti quanto più realistica possibile.
Anche se alla prima pellicola, la nuova divisione della Sony ha cercato di risparmiare quanto più possibile con piccoli espedienti come l'uso di alti steli d'erba e vegetazione in primissimo piano. Per gli sfondi invece si è optato per i classici matte painting, cosa che ha anche ristretto i movimenti di camera (in profondità) di numerose scene.
Ma anche limitazione che ha riportato lustro ai movimenti di camera più elementare riprodotti nel classico stile d'animazione. Su tutto colori sgargianti e forme più caricaturali possibili, soprattutto per i modelli umani, tra l'altro molto lineari e alquanto semplici dal punto di vista dei modelli. Cura è stata riposta principalmente sugli animali, i veri protagonisti della pellicola. Il corpo dei modelli ricalca la realtà eccetto la testa. Tutti i modelli hanno un portamento simil-umano restando tranquillamente su due zampe, dilemma morale sollevato proprio all'interno della pellicola (è il cacciatore Shaw ad accorgersene), proprio a voler creare un distacco tra il mondo animale mostrato agli umani e quello non.
La pellicola, proprio come accennato qualche riga in alto, è una classica animal comedies. Le gags e le mimiche dei personaggi la fanno da padrona. Una storia lineare con tanto di buoni propositi naturalistici a seguito. Non ci sono colpi di scena degni di sorta e il finale è intuibile dopo pochi minuti dall'inizio. D'impatto visivo la scena della rottura della diga, mentre i registi sembrano indugiare spesso sulle pellicce con l'effetto bagnato, un piccolo vanto per il reparto degli effetti speciali. Le animazioni sono convincenti e per un po ci si dimentica di assistere ad un prodotto animato in CGI, senza quell'uso spasmodico di movimenti di camera in qualunque direzione, grazie anche all'esperienza dei registi proprio su lungometraggi animati con il classico stile 2D. Come biglietto da visita del nuovo studio animato non è esaltante, soprattutto pensando al massiccio grazie in favore dalla ImageWorks.
A prestare la loro voce ai personaggi troviamo un ottimo parteur d'attori hollywoodiano: Martin Lawrence e Ashton Kutcher, che non si sono mai incontrati nelle sessioni di doppiaggio, sono rispettivamente Boog e Elliot; Jon Favreau è Reilly; Gary Sinise è il cacciatore Shaw, Jane Krakowski è Giselle; Debra Messing (Grace di "Will&Grace") è Beth e Billy Connolly è McSquizzy. Per le controparti italiane si è scelto l'ottimo Pino Insegno (Boog), Francesco Pelluzzi (Elliot), Francesca Fiorentini, la doppiatrice italiana di Grace di "Will&Grace", (Beth) e Paolo Buglioni (Shaw). In patria la pellicola ha incassato oltre 80 milioni di dollari: un risultato sufficiente in campo animato. Il lungometraggio è uscito in patria il 29 Settembre 2006, mentre arriva nei cinema italiani, sotto le ali della Sony Pictures Italia, dal 7 Dicembre 2006.